Credere in Dio fa bene alla salute mentale più di quanto accade a chi non crede; rende più felici e soddisfatti della propria vita e consente di fronteggiare meglio le difficoltà quotidiane come un licenziamento o un divorzio.
Ma se la fede e la preghiera fanno bene alla salute, c’è un limite oltre il quale la scienza dice stop: andare oltre può avere controindicazioni.
La fede fa bene alla psiche
Il benessere mentale e psichico della fede in Dio è stato dimostrato da alcune delle conclusioni di uno studio presentato in una conferenza della britannica Royal Economic Society.
Secondo l´analisi dei dati raccolti su migliaia di europei, credere in Dio offre degli indubbi vantaggi per affrontare i problemi della quotidianità . La religione è come un “tampone” che aiuta i fedeli a proteggersi dalle delusioni della vita.
All´inizio la ricerca ha focalizzato l´attenzione sulla relazione tra sussidio di disoccupazione e felicità , analizzando le differenze fra i vari Paesi europei. Poi, i ricercatori si sono resi conto che gli individui disoccupati subivano minori danni psicologi se erano religiosi, piuttosto che se avevano un generoso sussidio di disoccupazione.
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Troppe preghiere non fanno bene alla linea
Tuttavia ci sono dei limiti . La scienza discute da molto tempo sui benefici della preghiera e della meditazione. I vantaggi sono tanti: per lo spirito, l’equilibrio mentale, la serenità nei rapporti con gli altri, oltre che con se stessi, addirittura per la salute del cuore. Mai, fino a questo momento, si era stabilito un nesso tra la preghiera e la forma fisica, tra il culto religioso e il sovrappeso. Proprio così: uno studio sostiene infatti che più si è osservanti verso la propria religione di riferimento, maggiore è il rischio di diventare obesi.
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